Se non sono del tutto scontati i motivi del successo del filone catastrofico negli anni ’70, è decisamente facile spiegare i motivi del suo declino, che farà praticamente scomparire il genere dagli schermi fino al suo prepotente ritorno negli anni ’90.
L’ipersfruttamento
Praticamente ogni genere di disastro viene portato sullo schermo, anche più volte: incendi, naufragi, metoriti, valanghe, eruzioni vulcaniche, incidenti aerei, invasioni di insetti. I modelli finiscono, le situazioni si ripetono fin troppe volte e il pubblico si stanca dell’assenza di novità.
La perdita di qualità
Bastano alcuni prodotti scadenti per danneggiare l’immagine di tutto il genere. Sceneggiatori a corto di idee ed effetti speciali carenti decretano l’insuccesso commerciale di più di un film. Brutte storie che sfociano nel ridicolo, copioni noiosi o addirittura imbarazzanti, messe in scena a basso costo (in un genere in cui proprio gli effetti speciali fissavano nell’immaginario la situazione) allontanano progressivamente gli spettatori dalle sale.
Nuovi modelli
Già durante l’età d’oro del disaster movie compaiono pellicole che fanno invecchiare in poco tempo quello che fino a quel momento era lo stato dell’arte. Soprattutto la coppia George Lucas e Steven Spielberg rinnova il genere avventuroso e sf con nuove tecniche di ripresa, effetti speciali di nuovo tipo e azione serrata. Guerre stellari e Lo squalo si rivolgono a un pubblico più giovane e alla ricerca di eroi di tipo diverso, in grado di interpretare un linguaggio che mette insieme fumetto pop e letteratura “alta”.
Pernacchie
I cliché di un genere rischiano di diventare la sua tomba. Più di un film sberleffa l’intero genere catastrofico. L’aereo più pazzo del mondo da solo fa precipitare nel ridicolo tutti gli aerei della serie Airport e con essi anche la rappresentazione stessa del disastro, del panico e della drammaticità della situazione; l’impatto della catastrofe cinematografica sull’immaginario viene compromesso per anni.