Dario Argento ha ridefinito il thriller e l’horror trasformando la violenza in una vera e propria esperienza visiva, coreografata con un’estetica che mescola bellezza e orrore. Nei suoi film, dal rivoluzionario L’uccello dalle piume di cristallo fino a Opera, l’omicidio diventa un atto quasi rituale, immerso in un universo cromatico e sonoro ipnotico. Ma c’è un altro elemento chiave nella sua poetica dell’orrore: l’architettura. Gli spazi nei suoi film non sono solo ambientazioni, ma veri e propri labirinti visivi e psicologici, carichi di simbolismo e tensione.
Uno degli elementi più distintivi del cinema di Argento è l’uso espressivo della luce e del colore. Nei suoi primi film, la fotografia di Vittorio Storaro (L’uccello dalle piume di cristallo) e Luigi Kuveiller (Profondo Rosso) gioca con il contrasto tra ombre e bagliori improvvisi, creando un senso di pericolo costante. Con Suspiria, Luciano Tovoli porta questa tendenza all’estrema sperimentazione, utilizzando una palette cromatica surreale e fauve, dominata da rosso e blu neon, ispirata alle tecniche del Technicolor; per il film Argento cercò appositamente pellicole Kodak utilizzate negli anni ’50, che permisero un’attenta elaborazione del colore. Da elemento del”orrore, Il sangue diventa un vero e proprio colpo di pennello prima sulla tela di celluloide e quindi sul telone dello schermo cinematografico.

Le sequenze di omicidio nei film di Argento non sono mai semplici atti di violenza: sono coreografate con una precisione quasi rituale. In Profondo Rosso, la macchina da presa indugia sui dettagli: lame che scintillano, occhi spalancati dal terrore, gocce di sangue che cadono al rallentatore. In Tenebre, la violenza diventa ancora più astratta, con omicidi immersi in scenari ipermoderni freddi e luminosi, in contrasto con le atmosfere ipercromatiche e gotiche delle opere precedenti. La celebre scena del delitto con la macchina da presa che si muove attorno alla casa di una delle vittime è un perfetto esempio della ricerca estetica di Argento.
Le case non sono semplici scenografie, ma organismi viventi, costruzioni che sembrano possedere una volontà propria e intrappolare i protagonisti in un incubo senza via d’uscita. Tre film in particolare evidenziano questa visione: Suspiria, Inferno e Phenomena.

L’Accademia di danza di Friburgo in Suspiria è uno degli edifici più iconici del cinema horror. Ispirato allo jugendstil tedesco, l’esterno dell’edificio è caratterizzato da una facciata rossa e dorata, quasi fiabesca, che nasconde al suo interno un mondo di incubi. Gli interni dell’accademia sono un tripudio di colori innaturali: corridoi illuminati da luci rosso sangue, stanze con vetri colorati e decorazioni barocche che aumentano la sensazione di straniamento. L’architettura diventa una trappola visiva, dove il colore stesso partecipa alla narrazione, sottolineando la dimensione onirica e inquietante della storia.

Se in Suspiria l’accademia è un luogo oppressivo ma ancora tangibile, in Inferno l’architettura si trasforma in un incubo surrealista. Il film, che riprende e prosegue la mitologia delle Tre Madri, è ambientato in edifici decadenti che si trasformano in spazi frammentati di cui sembra impossibile definire una mappa. L’architettura diventa un vero e proprio labirinto dell’orrore: corridoi infiniti, stanze sommerse d’acqua dove i personaggi rischiano di annegare, finestre che nascondono segreti mortali. Il palazzo è un’entità quasi viva, un meccanismo infernale che trascina i protagonisti nella follia.

In Phenomena, Argento abbandona le geometrie ipnotiche delle città per immergersi in un paesaggio alpino, ma l’architettura rimane un elemento essenziale. L’orfanotrofio svizzero in cui è ambientata parte della storia è, similmente a Suspiria, un luogo di disciplina e oppressione, che contrasta con la libertà e la purezza della natura circostante, rispecchiate nella protagonista, “strega” unicamente perché “diversa” nel suo amore incondizionato per la natura. Ma è la casa dell’assassino, situata vicino a un torrente e isolata tra i boschi, a diventare l’epicentro dell’orrore. Il suo design è meno espressionista rispetto agli edifici di Suspiria e Inferno, ma mantiene la sensazione di trappola ineluttabile: scale ripide, porte sbarrate, stanze segrete che portano a bagni di putrefazione e un senso costante di minaccia che avvolge gli ambienti.