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  • Come riconoscere un film catastrofico

    L’interminabile attesa

    Titanic

    Scrive Umberto Eco (Come riconoscere un film porno, in Il secondo diario minimo) che per stabilire se un film sia pornografico bisogna misurare i tempi di spostamento dei protagonisti; se eccedono il desiderato, il film è pornografico. Questo perché se per tutto il tempo si mostrasse gente che si accoppia, il film risulterebbe noioso; è invece l’attesa che rende interessante la trasgressione.

    Un criterio simile può essere adottato per i film catastrofici: se si mostrassero catastrofi dall’inizio alla fine della pellicola, il pubblico si annoierebbe presto. Ecco perché prima di poterci godere l’evento disastroso dobbiamo attendere anche un’ora prima che questo si verifichi. Un disaster movie è immancabilmente caratterizzato da una introduzione (lunga e a volte tediosa) dei personaggi e delle loro storie; apprendiamo le possibili cause del disastro, le eventuali colpe, impariamo a empatizzare con buoni e cattivi. Con la promessa della catastrofe siamo disposti a sorbirci melense storie d’amore, noiosi spot di compagnie aeree e persino insopportabili suore canterine.

    Prima e dopo

    The Poseidon Adventure

    I personaggi vanno incontro alla catastrofe a partire da una situazione di quiete, quando non addirittura di divertimento. Può essere l’inaugurazione di un grattacielo, il party di Capodanno a bordo di un transatlantico, una discesa sugli sci o anche la tranquilla monotonia del lavoro di ufficio. Il disastro arriva, il più delle volte improvviso, altre progressivamente, comunque inaspettato a travolgere (e qualche volta letteralmente a capovolgere) lo stato iniziale. Buona parte del film è focalizzata sulla rappresentazione della catastrofe con compiaciuta dovizia di dettagli.

    Eroi senza garanzia

    The Poseidon Adventure

    In genere il film si sofferma sulle peripezie di un piccolo gruppo di persone, che diventa a volte simbolo dell’intera società. Mente anonime comparse muoiono nella divertita indifferenza degli spettatori, il gruppo principale viene guidato verso la salvezza da leader carismatici, spesso persone comuni in situazioni straordinarie. Durante il percorso i personaggi andranno incontro a ostacoli di difficoltà crescente ed eventualmente al martirio. Non c’è alcuna certezza che tutti ce la faranno, anzi di solito solo pochi sopravvivono. Gli stessi eroi possono soccombere prima della fine del film per consentire agli altri di salvarsi. I protagonisti possono essere interpretati da stelle del cinema o da perfetti sconosciuti; nel primo caso fungono da attrazione per il botteghino; nel secondo favoriscono empatia e identificazione.

    Colpevoli gaglioffi

    The Towering Inferno

    Il disastro è quasi sempre colpa dell’uomo; a volte può essere a causa di un dolo (qualcuno che ha risparmiato sulla sicurezza per trarne profitto), altre di una colpevole trascuratezza (per esempio ignorare gli avvertimenti delle Cassandre del caso, scienziati o tecnici che siano). Qualche volta il gaglioffo è parte del piccolo gruppo di personaggi principali; in questo caso, può diventare vittima dello stesso disastro di cui è colpevole a beneficio della morale della storia; se si salva, magari sacrificando gli altri, è con ignominia.

    Disastri mancati

    Deep Impact

    Il disastro non sempre si verifica: a volte gli sforzi dei protagonisti diretti a evitarlo hanno successo; questo comporta una ovvia delusione tra il pubblico, che ha pagato il biglietto e rischia di non vedere soddisfatte le sue giuste aspettative. Si cerca quindi di infilare nel film disastri minori: per esempio si può spezzare una meteora nel tentativo di distruggerla, in modo che almeno una piccola parte possa intrattenere lo spettatore, precipitando sulla Terra e causando danni mondiali ma limitati.

    Born in the U.S.A.

    The Day After Tomorrow

    Quello del disaster movie è un genere tipicamente statunitense; di conseguenza sono statunitensocentrici i disastri. I luoghi colpiti sono spesso simboli degli U.S.A.: non si contano più le Statue della Libertà distrutte a vario titolo e le Californie devastate da terremoti.

    La morale è sempre quella

    The Hurricane

    Che si tratti di un naufragio, di un terremoto, di un vulcano, di un incendio, la lezione che viene trasmessa è immancabilmente la necessità degli umani di rispettare le leggi della natura, di non sfidare il destino o qualche divinità, di aiutarsi gli uni con gli altri, di non fare esplodere bombe sugli aerei e di non prendere l’ascensore durante un incendio. Qualunque tentativo didattico è comunque secondario rispetto alla volontà di mostrare un disastro pienamente godibile senza troppi sensi di colpa da parte del pubblico.

    Bambini

    Airport 79

    I bambini sono necessari per suscitare la tenera simpatia dei nonni e l’odio incondizionato di tutti gli altri spettatori. In genere piangono; nei casi peggiori sono insopportabilmente saccenti. Alla faccia della sicurezza, hanno accesso alla cabina di pilotaggio sui voli di linea. Purtroppo si salvano quasi sempre.

  • Le età della catastrofe (2) Airport e i suoi fratelli

    Manifesto di Airport, di George Seaton

    Gli anni ’70 si aprono con il primo vero disaster movie. Tratto dal bestseller di Arthur Hailey, Airport rispetta in pieno tutti i canoni del genere: un disastro da evitare, eroi pronti a sacrificarsi, un cast di star, un comportamento quanto meno avventato che mette in pericolo una meraviglia della tecnologia.sisater movie

    Mentre un aeroporto negli Stati Uniti si trova ad affrontare l’emergenza di una fitta nevicata, un disperato suicida fa scoppiare una bomba su un Boeing, nella insana speranza di lasciare il denaro dell’assicurazione sulla vita alla moglie. Nonostante lo squarcio dell’esplosione, la conseguente decompressione e le avverse condizioni meteorologiche, il pilota riesce a portare l’aereo a terra salvando la vita dei passeggeri.

    Il film si basa ovviamente sulla diffusa fobia per un mezzo di trasporto che proprio in quegli anni è diventato popolare ma con Dean Martin ai comandi e Burt Lancaster a dirigere l’aeroporto c’è ben poco da temere: il film ci mostra un’America efficiente e pronta a reagire di fronte alle difficoltà. L’eroe, per quanto solitario nella situazione, non è isolato ma punta di un sistema unico e organizzato, prodotto da una società che crede nelle proprie capacità; il pilota può contare sull’aiuto da terra; i dubbi provenienti dall’andamento della guerra in Vietnam non sono ancora emersi, almeno non nel mainstream.

    Per quanto quasi tutti impegnati in qualche love story, i protagonisti sono pronti a interrompere le sottotrame amorose per dedicarsi al dovere. In questo come in altri film del genere il disastro imminente interrompe (per fortuna, si potrebbe dire) una serie di narrazioni introduttive che in generale tendono allo stucchevole: ci vuole una buona mezz’ora di storielle di contorno prima che al pubblico venga mostrata la minaccia principale, l’uomo che prepara la bomba, e bisogna attendere ancora un’ora prima che il disgraziato riesca a mettere in atto il suo proposito.

    Se il crooner Dino non può evitare l’esplosione (ma non per colpa sua: era quasi riuscito a dissuadere il suicida), riporta comunque (quasi) tutti a terra sani e salvi. Un disaster movie vive (anche) di attese di catastrofi mancate.

    Il successo di Aiport genera una serie di sequel, non legati tra loro (eccezion fatta per il personaggio interpretato da George Kennedy); sceneggiature sempre più imbarazzanti espongono progressivamente l’usura del modello e alla fine il pubblico perde interesse; l’ultimo del filone “ufficiale”, Airport ’80 (titolo italiano per The Concorde… Airport ’79) si rivela un flop. L’affossamento definitivo viene dalla parodia L’aereo più pazzo del mondo del fortunato trio Zucker-Abrahams-Zucker: il film riprende uno per uno gli stilemi del genere, dalle situazioni ai personaggi, portandoli all’eccesso della caricatura; a quel punto diventa quasi impossibile guardare la serie originale degli Airport senza lasciarsi sfuggire una risata.

    Con gli Airport non finisce tuttavia il disastro aereo (presente in molti generi, dall’azione alla guerra), che assume via via nuove forme, compresa quella della ricostruzione: gli agghiaccianti Alive, sulla sorte dei passeggeri del volo schiantatosi sulle Ande nel 1972, e United 93, sul quarto aeroplano dirottato l’11 settembre 2001, sono due brillanti esempi di disaster docudrama.

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